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IL VIAGGIO STELLARE DI DANTE ALIGHIERI

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Gli argomenti trattati in questo articolo sono soltanto una minima parte dello studio sul vero ruolo delle stelle nella Divina Commedia che viene illustrato nei libri "Puro e disposto a salire a le stelle. Il segreto del viaggio iniziatico e stellare di Dante Alighieri" e nei due volumi di "Astrologia Iniziatica", ai quali rimando il lettore interessato.

 

Il grande esoterista francese Renè Guènon nelle sue opere ha descritto il passaggio da un originario simbolismo di tipo polare e assiale (e stellare) che sarebbe poi stato traslato sul piano solare ed equatoriale (e, aggiungiamo noi, planetario).

Dunque in quel simbolismo primordiale era centrale non già il Sole, ma la Stella Polare. Infatti, come rivela lo stesso Renè Guènon, uno dei grandi segreti della Massoneria operativa è quello secondo cui il vero Sole centrale dell’Universo occulto che sta dietro e sopra il Sole sensibile è la Stella Polare.

Lo scopo di questa astronomia/astrologia sarebbe stato di tipo iniziatico, avendo come unico scopo quello di rendere possibile la comunione tra il piano umano e quello divino e di rendere possibile la “scalata al Cielo”, cioè l’ascensione agli stati superiori dell’essere, fino alla Identificazione Suprema.

In questa mitica età dell’Oro l’uomo viveva in uno stato edenico, in cui non vi era ancora separazione tra il piano umano e quello divino.

Questa comunicazione, e le relative operazioni “sciamaniche” di risalita dei piani, avvenivano tramite i meridiani celesti, e in particolare i due meridiani fondamentali, cioè il coluro equinoziale e quello solstiziale.

Tra tutti i simboli «assiali» o «polari», i più universali sono quelli dell’Albero o della Montagna cosmica che congiunge il Cielo e la Terra, e la cui cima è rappresentata dal Polo Nord celeste, che da sempre è stato associato alla Divinità Suprema.

Affinché avvenga questa ascensione, è necessario che lungo i coluri vi siano stelle, le quali corrispondono a vari stati dell'essere che sono come altrettante stazioni che bisogna attraversare.  Più elevata è la declinazione settentrionale delle stelle, più elevato è lo stato dell'essere che esse rappresentano, non già per la loro propria natura, ma per la parte di Cielo in cui si trovano.

 

Dante aveva sicuramente conoscenze non solo in campo astronomico, ma anche iniziatico e tradizionale. Non è forse un caso quindi che il suo viaggio ultraterreno si è svolto quando la Stella Polare era sul coluro equinoziale. Si tratta della condizione probabilmente più potente in assoluto per questo tipo di esperienze, quindi è già di per sé significativo che un’opera di questo tipo sia stata scritta in concomitanza di questo raro fenomeno astronomico, che peraltro è coinciso anche con l’epoca del grande misticismo medievale. Infatti, in quello stesso periodo si trovavano sul coluro equinoziale anche le stelle della Croce del Sud e due stelle appartenenti rispettivamente alle immagini femminili di Cassiopea e di Andromeda (le stelle Schedar e delta Andromeda). Cassiopea è la Regina del Cielo, sia per motivi mitologici, sia per la sua circumpolarità. L’allineamento di queste stelle di immagini femminili con la Stella Polare lungo il coluro equinoziale spiega il ruolo salvifico che Beatrice ha svolto per Dante. La stessa Stella Polare è stata spesso identificata con una Divinità femminile.

A quei tempi la presenza di queste importanti stelle sul coluro equinoziale lo rendeva sicuramente la Via Maestra per tentare la scalata al Cielo.

Dante conclude ogni cantica con la parola “stelle”, e non a caso l’ultimo verso di ogni cantica è isolato, nel senso che non fa parte di una terzina come tutti gli altri. Questo e tanti altri indizi disseminati in varie parti dell’opera devono avere un significato molto più specifico di quello che si pensa di solito, perché un poeta medievale e sapienziale come Dante non faceva nulla a caso o per motivi semplicemente “poetici”.

È dunque molto verosimile che nella Commedia Dante ha raccontato in forma allegorica (anche) un “viaggio stellare” molto simile a quello che stiamo per descrivere.

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VIDEOCORSO DI ASTROLOGIA STELLARE

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In questa immagine vedete che ai tempi di Dante la Stella Polare era sul coluro equinoziale insieme a stelle di Cassiopea, di Andromeda e della Croce del Sud, sebbene non visibili dal nostro emisfero.

 

Nel Paradiso Terrestre la cima della Montagna – cioè il Polo – ha il suo riflesso sull’equatore celeste, e precisamente nel punto gamma, simbolo di quel perfetto equilibrio che dal punto di vista iniziatico rappresenta la piena realizzazione dello stato umano in tutte le sue possibilità, il cui compimento coincide con i Piccoli Misteri. È per questo che Dante situa il Paradiso terrestre in cima a una montagna; questa posizione è proprio quella del centro spirituale nello «stato primordiale» dell’umanità.

 

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La “dritta via” che era stata smarrita è il coluro equinoziale, su cui si trova il Sole il giorno dell’Equinozio. Questa via è “dritta” perché il coluro interseca perpendicolarmente l’equatore celeste e consente di risalire verso il Polo partendo dal “centro” rappresentato dal punto gamma, simbolo del perfetto equilibrio che consente la piena manifestazione delle potenzialità umane. Il viaggio di Dante è iniziato vari giorni dopo l’equinozio, e questo simboleggia che il poeta non era ancora nello stato di piena realizzazione dello stato umano da cui si può iniziare la risalita dei piani.

 

La selva oscura è l’eclittica che rappresenta la dispersione e “caduta” dell’uomo nel mondo della dualità e del molteplice. La sua inclinazione rispetto all’equatore celeste la rende simbolo dell’errare umano nel mondo del molteplice, che avviene quando ci si allontana dal Centro.

 

 Il “colle” in cui si imbatte venendo dall’eclittica è il coluro solstiziale, lungo il quale si trovavano varie immagini stellate ferine, come il Cane Maggiore, l’Orsa Minore, il Drago. Alcune di queste possono essere identificate con le fiere che impediscono il cammino a Dante e lo costringono a tornare indietro, agendo come veri e proprie Guardiani della Soglia che fermano chi non è degno di risalire il monte. In questa immagine vedete Il cielo al sorgere del Sole equinoziale ai tempi di Dante: il coluro solstiziale interseca perpendicolarmente l’orizzonte e lungo di esso si trovano le “fiere” e i Gemelli

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Ma lungo il coluro solstiziale vi era anche la costellazione umana e bicorporea dei Gemelli che rappresenta invece l’incontro con Virgilio, simbolo dell’Io superiore che guida Dante verso la strada giusta da seguire.

 

L’equatore celeste corrisponde al Paradiso Terrestre, a quel Giardino dell’Eden, al cui centro si trova l’Albero della Vita, e vicino ad esso l’Albero della Scienza del Bene e del Male. Quest’ultimo Albero è identificabile con il coluro equinoziale, in quanto è intrinseca ad esso una possibilità di allontanamento dal Centro, e quindi di Caduta e dispersione nel mondo della dualità e del molteplice. Infatti, questo Centro è rappresentato dal punto di intersezione tra l’equatore celeste, l’eclittica e il coluro equinoziale, cioè dal punto gamma. Soltanto partendo da esso diventa possibile risalire lungo il coluro equinoziale realizzando gli stati superumani dell’Essere, il cui compimento rappresenta l’oggetto e lo scopo dei cosiddetti Grandi Misteri. Il fatto è che di questo punto di intersezione fa parte anche l’eclittica, la quale con la sua inclinazione rispetto all’equatore celeste rappresenta proprio la possibilità di allontanarsi dal Centro e dal relativo stato di perfetto equilibrio a partire dal quale si può comunicare con gli stati dell’essere superiori.

Ed è stato proprio questo il cammino seguito dall’umanità nel suo progressivo allontanamento dal Centro. Ecco perché il coluro equinoziale è l’Albero della Scienza del Bene e del Male: se da esso si imbocca la via dell’eclittica, diventa la via della “Caduta”; ma se, una volta giunti al Centro (punto gamma), lo si risale fino al Polo nord, diventa la Via del ritorno all’Uno. Quest’ultima è la Via Stretta di cui parlano i Vangeli, mentre l’eclittica è la Via Larga (quella della “perdizione”).

Invece il coluro solstiziale è l’Albero della Vita, l’originaria via “verticale” che, congiungendo i punti nord e sud dell’eclittica (solstizi), rappresenta una più diretta e veloce via di comunicazione con il Divino. Era questa la Via seguita dall’uomo primordiale dell’Età dell’Oro, ma dopo la Caduta essa è rimasta preclusa alla stragrande maggioranza degli uomini. Si tratta di una Via più diretta e staccata dall’ordinario cammino dell’uomo, alla quale dunque è molto più difficile accedere. Nel linguaggio iniziatico si chiama Via Secca, mentre quella del coluro equinoziale è la Via Umida. Quest’ultima è una Via più graduale che, pur avendo anch’essa una componente iniziatica, non esclude l’aiuto di pratiche devozionali e religiose. Ed è questa infatti la Via seguita da Dante.

In questa immagine vedete che nel punto in cui interseca l’equatore celeste, il coluro solstiziale non interseca anche l’eclittica, a differenza di quel che accade per il coluro equinoziale.

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L’Empireo e la Candida Rosa

Al di sopra dei nove cieli, i filosofi islamici e cristiani aggiunsero uno spazio esterno, detto appunto “Empireo”, dove supponevano che risiedessero Dio, gli angeli e le anime dei beati. Esso tuttavia non era inteso come un'ulteriore sfera, poiché il suo vero centro era Dio; e non era limitato in dimensione né costituito da materia, come gli altri cieli, ma era piuttosto un luogo spirituale, fuori dal tempo e dallo spazio. Mentre infatti i nove cieli erano in perpetuo movimento, come una sorta di orologio cosmico che scandiva il trascorrere delle epoche, l'Empireo era eternamente immobile.

Probabilmente Dante lo ha concepito come una sorta di estensione immateriale situata simbolicamente “dietro” (ma non in senso spaziale) il Nord celeste: un regno invisibile e senza confini di spazio e di tempo, al cui centro si trova Dio.

Ma, prima della finale visione divina, Dante descrive la Candida Rosa:

 

«In forma dunque di candida rosa / mi si mostrava la milizia santa / che nel suo sangue Cristo fece sposa»

(Paradiso - Canto trentunesimo, vv. 1-3)

 

Si tratta di una sorta di anfiteatro dotato di sedili a forma di rosa, dove siedono le anime del Paradiso. Esse sono fatte di pura luce, simbolo di beatitudine divina, tanto che è difficile riconoscerne i tratti. L'ultima guida di Dante, Bernardo di Chiaravalle, innalza una preghiera alla Vergine Maria per chiederle di permettere che Dante possa vedere Dio.

La Stella Polare indica il Nord ed è l’astro più luminoso che si trova nei suoi pressi. L’associazione tra la Stella Polare e la Madonna è abbastanza comune, al punto che la Madonna stessa è spesso definita come “Porta del Cielo”. Ricordiamo che la Stella Polare era allineata lungo il coluro a stelle di Cassiopea e Andromeda, ma anche della Vergine.

Ecco dunque che nelle corrispondenze astronomiche di questo viaggio stellare la Stella Polare rappresenta la Porta che può condurre all’Uno, alla Divinità suprema. Le altre stelline che circondano il Polo sono identificabili con le anime dei beati disposti intorno alla Madonna.

In conclusione, appare molto verosimile che Dante abbia occultamente recuperato l’antico simbolismo polare. La Stella Polare come vero Sole occulto del cosmo offriva agli iniziati una grande occasione di ascesa al Cielo in quegli anni in cui si trovava sul coluro equinoziale. E Dante ha allegorizzato anche tutto questo nel suo capolavoro.

Ma le corrispondenze sulla Sfera Celeste del viaggio della Commedia non finiscono certo qui. Chi è interessato ad approfondire, troverà nel mio libro Puro e disposto a salire a le stelle una precisa descrizione delle corrispondenze anche tra i personaggi incontrati da Dante nei tre regni dell’oltretomba e le varie stelle e costellazioni che si trovano in corrispondenza dei vari paralleli di declinazione. E scoprirà che le stelle di Dante non hanno a che fare soltanto con il Paradiso, in quanto le stesse costellazioni trovano un preciso riscontro nei corrispondenti gironi, cornici e cieli descritti nelle tre cantiche. A cambiare non sono le stelle e le parti di cielo esplorate, ma lo stato dell’essere di colui che le esperisce, sempre più elevato man mano che procedeva nel cammino di Conoscenza.